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Né la "costituzione", né tantomeno la "distruzione" della metafisica sarebbero concepibili senza l'analogia. Ecco l'assunto di base da cui procede la nostra indagine, nel tentativo di ridisegnare i limiti di un intreccio che si estende su tutto l'arco della storia del pensiero occidentale: l'analogia rende possibile la realizzazione del progetto della metafisica, abbozzato da Aristotele e inizialmente confinato nell'anonimato di una scienza senza nome. E, per riflesso, la realizzazione di tale progetto trasforma l'analogia in analogia entis, vale a dire in un'analogia dell'essere o, meglio, dell'ente, predisposta a regolarne i molteplici significati. Qual è, allora, la portata di questa alleanza che l'analogia va stringendo con la metafisica? Di quale filosofema si fa portavoce? E soprattutto fin dove si spinge la sua gittata? La nostra ipotesi di ricerca consiste nell'orientare lo sguardo verso Husserl, considerando con particolare interesse il suo rapporto di filiazione nei confronti di Brentano. È nella fenomenologia husserliana, infatti, che assisteremo all'atto finale dell'analogia - atto che risulterà tanto più paradossale alla luce della rottura esplicitamente dichiarata da parte della fenomenologia vis-à-vis della storia della metafisica.